MONTE SANT’ANTONIO - MACOMER:Classificato “Area di rilevante interesse naturalistico”, il parco del Monte Sant’Antonio, splendida oasi di verde a soli dieci chilometri da Macomer (NU), nasconde al suo interno alcune emergenze rocciose di natura basaltica. Le piccole falesie, sono inserite in un contesto molto gradevole sia per l’ambiente naturale, impreziosito dalla foresta di roverella, leccio, sughera e agrifoglio dove si riscontra anche una discreta molteplicità faunistica tipica degli ambienti boschivi (cinghiali, volpi, conigli, lepri, martore, donnole e diversi uccelli tra cui falchi, ghiandaie, picchi, assioli), sia per il rilevante patrimonio di nuraghi in discreto stato di conservazione e per il panorama che si affaccia sui versanti vulcanici del Montiferru, sull’ altopiano del Marghine e verso il tratto di mare che va da Tresnuraghes a Bosa dove si erge imponente il profilo di Capo Marrargiu. La roccia di tipo basaltico e colore grigio scuro, appare abbastanza compatta, pur denunciando in alcuni punti fenomeni erosivi e fessurativi si presta bene alla pratica dell’arrampicata sportiva. Si arrampica su tacche orizzontali, su prese svasate o su fessure affilate. L’arrampicata è abbastanza discontinua, poiché si alternano passaggi facili ad altri molto duri, caratterizzando così un’arrampicata piuttosto atletica e in alcuni casi molto tecnica. Le vie sono state attrezzate da (noi): Agostino Sogos, Francesco Fadda, Roberto Manconi, Luciano Muroni tra il 1995 e il 1997, nonostante le nostre prime salite risalgano alla fine del 1992, quando da principianti ci avvicinavamo all’arrampicata sportiva. Successivamente la nostra attenzione si spostò verso Alghero, luogo di vari nostri interessi che uniti alla scoperta dell’arrampicata, divenne una meta costante dei nostri fine settimana. Soprattutto a Capo Caccia, al grottone Casarotto si concentrò l’attività di Agostino che negli anni 1996 e 1997, attrezzò interessanti vie sulla parte sinistra oltre a riattrezzare alcune delle vie esistenti. Contemporaneamente al lavoro sul Casarotto ad Alghero, si procedette ad attrezzare anche le vie del Monte a Macomer. Alcune vie, utilizzabili come palestra all’aperto hanno una difficoltà valutabile tra il 4c e il 6a, altre richiedono a chi arrampica, un buon livello di 6b-6c, in considerazione della durezza dei singoli passaggi. In quegli anni le vie utilizzabili erano 17, successivamente diverse nuove vie attrezzate nel 2002 e nel 2006, hanno portato il numero complessivo attuale a 31 vie, alcune sono protette con spit fix d’acciaio inox e fittoni resinati, su altre si può arrampicare in top-rope, alcune sono in corso di realizzazione. Le vie sono suddivise per settori, (Nuraghe, Strapiombi, Vedetta), la loro lunghezza è piuttosto bassa, si va dai 7 ai 15 metri, l’esposizione varia secondo i settori, ma la maggior parte ha un’esposizione a sud-ovest, si arrampica prevalentemente tutto l’anno ad eccezione del periodo invernale piuttosto freddo. Da alcuni anni le vie del monte sono divenute note e diventate meta di passaggio anche di molti free climbing provenienti da diversi paesi d’Europa, grazie all’inserimento di questo bel sito nella guida all’arrampicata in Sardegna “Pietra di Luna” di Maurizio Oviglia, Fabula srl editore, di tiratura internazionale: è pubblicato infatti oltrechè in Italiano anche in lingua Inglese e Tedesca.
COME SI RAGGIUNGE:
Da Macomer si percorre la strada provinciale n°43 per San Leonardo - Santulussurgiu. Dopo circa quattro chilometri dall’abitato di Macomer, al cartello segnaletico turistico Monte Sant’Antonio, sì svolta a destra e si prosegue in questa direzione per una stretta strada asfaltata, tralasciando le diramazioni di destra, sino ad arrivare sul monte ad uno spiazzo al cui limite inizia una strada lastricata in pietra che porta all’omonima chiesa campestre di Sant’Antonio. In corrispondenza della chiesa si lascia l’auto e si raggiungono le pareti che sono poste a raggiera: è possibile calarsi alla loro base in corda doppia oppure giungendoci a piedi in un paio di minuti attraversando il bosco sulla destra cinquanta metri prima della chiesa.
ACCESSO ALTERNATIVO:
Il Monte Sant’Antonio si può raggiungere anche da un’interessante stradina di campagna che ha origine nella periferia Nord Ovest di Macomer in Via Emilio Lussu, tra il centro ippico e l’area dell’ex fiera zootecnica. Per chi proviene dalla S.S. 131 (lato Sassari) o dalla S.S. 129 bis all’ingresso Nord di Macomer si prosegue diritti al semaforo che precede il sottopasso ferroviario e subito dopo sì svolta ad un bivio sulla destra segnalato da un cartello con indicazioni per “ Località Tamuli Area Archeologica km 4,2 ” (km 0). Questo percorso lungo circa 10 km, oggi come in passato, ha funzioni di collegamento verso i pascoli situati nella zona ed è noto agli anziani come “S’uturu ‘e Tamara” e/o “ Su Caminu ‘e Tamara ‘e Tamuli “ dal nome della regione, della fonte e dell’area omonima che attraversa, si sviluppa nel versante occidentale della cittadina del Marghine superando una ripida salita fino quasi alla sommità del Monte Pitzolu (798 metri) (km 2,4). Da qui il percorso procede in modo quasi pianeggiante con una bella vista panoramica a sud verso l’altopiano di Abbasanta e tutto l’alto Oristanese. Si transita nei pressi del nuraghe Badde Figu (km 2,9) posto sul lato sinistro della rotabile che guarda verso la sottostante vallata di “Sa Pala De Sa Crabarza” e andando avanti, dopo aver superato una piccola valletta, poco prima della fine del rettilineo un cartello turistico segnala sulla destra il sito archeologico di Tamuli (km 4,2) costituito da tre tombe dei giganti, da sei betili, dal nuraghe e dal villaggio che consigliamo vivamente di visitare. Si prosegue poi sulla strada che dopo circa cinquecento metri piega verso Sud Ovest transitando sotto il nuraghe Pattada (km 5,5) con le relative tombe dei giganti sino ad un bivio (km 6,2) che preso verso destra (a sinistra porta sulla strada provinciale n° 43 bivio per Macomer e/o San Leonardo - Santulussurgiu) dopo circa duecento metri transita vicino al nuraghe Sa Coa de sa Mela (km 6,4) caratterizzato dalla presenza all’interno del suo perimetro murario di un imponente esemplare di roverella (Quercus pubescens) di grande pregio naturalistico e scientifico, alla località di Su Cantareddu (km 6,6) fino a raggiungere il monte Sant’Antonio (km 10).